Francesca Panzacchi e il suo diario di un delitto d’amore

E’ bolognese, ama la scrittura e la fotografia. Quando il web mi permette di conoscere Francesca Panzacchi ne sono subito entusiasta. Sarà forse perché, non è un segreto ormai, amo gli scrittori, o forse perché mi piacciono le persone intraprendenti e senza dubbio lei lo è. E a dirla tutta il motivo non m’interessa affatto, la cosa importante è che voglio parlare di lei e di quello che fa bene e già da un po’ di tempo. Intraprendente dicevo, sì, perché Francesca alle spalle ha anche la direzione di due collane della Ciesse edizioni, collaborazioni con Il resto del Carlino e una laurea in Scienze Politiche. Insomma è un’esploratrice della scrittura a tutto tondo.

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Hai scritto molte storie, ma da qualche parte dovrai aver iniziato… come e quando?

Ho iniziato con la poesia, poi ho pubblicato due audiolibri di fiabe. Nel 2010 ho scritto il mio primo romanzo “La casa di Sveva” (Ciesse, 2011), un noir introspettivo apprezzato sia dalla critica che dal pubblico, che mi ha portato molta fortuna.

Fotografia e scrittura. Ti appartengono entrambe. Qual è più d’impatto?

La scrittura viene prima, mi identifica maggiormente. Tuttavia amo moltissimo anche la fotografia, altro canale privilegiato di espressione. Credo che la compenetrazione fra le arti letterarie e quelle visive possa produrre risultati davvero interessanti.

Quanto cambia la tua scrittura a ogni nuovo racconto?

La mia scrittura cambia di continuo, evolvendosi rapidamente. Per rendermene conto mi basta rileggere qualche vecchio racconto che ora, se dovessi riscriverlo, sarebbe diverso nei contenuti e nella forma.

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Nasci e vivi a Bologna. Quanto c’è di lei nelle tue storie?

Ci sono le suggestioni che la città stessa suggerisce. Bologna, con le sue vie strette e le sue ombre ha un’anima profondamente noir, si tratta solo di saperla cogliere.

Diario di un delitto d’amore è il tuo ultimo lavoro in cui tutto ruota intorno a un crimine. Ti trovi a tuo agio a scrivere gialli?

Decisamente sì, pur non disdegnando altri generi, il giallo e il noir restano quelli che più mi appartengono. In “Diario di un delitto d’amore” (Edizioni Imperium, 2015) la struttura del romanzo è molto particolare: sono infatti i diari di vittima e carnefice, letti alternativamente da un commissario di polizia, a svelare, pagina dopo pagina, la verità sul delitto.

Un libro che non stanca mai?

Un libro che non stanca mai è un libro che riesce a trasmettere qualcosa che vada al di là della storia. Un aspetto della personalità di un personaggio nel quale ci si identifica o il gioco di emozioni nel quale ci si sente coinvolti. Un libro dunque che sa catturare il lettore, emozionandolo.

Il suo libro: Diario di un delitto d’amore, edizioni Imperium.

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